Quanto costa il gorilla trekking? Quando andare? Dove? Rispondo a queste e tante altre domande su quest’emozionante esperienza!
C’è una nuova destinazione che negli ultimi anni sta facendo tanto parlare di sé, viene comunemente chiamata la perla d‘Africa. Sto parlando dell’Uganda! Questo Paese dell’Africa dell’est è un gioiello di natura, accoglienza, tradizioni e paesaggi da togliere il fiato. Tra le varie attività che si possono fare qui ce n’è una in particolare che richiama sempre più attenzioni per quanto è emozionante: il trekking con i gorilla di montagna.
Dopo essere stata da poco in Uganda e Rwanda on the road, ho pensato di preparare questa guida di viaggio per darvi consigli utili se vorrete fare il gorilla trekking, e per godervi al meglio questa grandiosa esperienza da fare almeno una volta nella vita!
Dove fare il gorilla trekking?
Partiamo dall’inizio: I gorilla di montagna sono una specie che si trova esclusivamente nel continente africano, e anzi, con più precisione, solo in Rwanda, Uganda, e nella Repubblica Democratica del Congo. Le zone dove si trovano questi stupendi primati sono quelle che includono l’area delle foreste praticamente ai confini fra i tre stati. Quindi, come scegliere il Paese in cui fare il gorilla trekking? Non c’è una risposta giusta o sbagliata, tutte le zone sono ottime per l’avvistamento e avrete una bellissima esperienza in tutti e tre i casi. Ci sono però alcune differenze sostanziali che possono aiutarvi nella scelta:
- Il Rwanda, dopo il collasso atroce dovuto al genocidio del 94, negli ultimi anni ha fatto passi da gigante per posizionarsi come leader del turismo del lusso a livello mondiale. Cosa significa questo? Che qui si concentrano tutti i resort più di lusso (esempio: One and Only) e che il costo per il permesso sia estremamente più elevato rispetto agli altri Paesi. Se cercate una destinazione da viaggio di nozze alternativo ma con tutti i confort, questo è il luogo adatto per voi!
- La Repubblica Democratica del Congo è invece il luogo per cui il turismo dei gorilla è meno sviluppato fra i tre Stati. Questo significa meno agenzie, strutture dove alloggiare e in generale un’esperienza più “raw”, e autentica. Il suo confine però è fra i tre quello che rimane più caldo, in quanto anche se il Paese è in uno stato di calma, molti dissidenti di Uganda e Rwanda sono scappati qui dagli anni 90’ ni poi, per questo motivo la situazione potrebbe sempre cambiare nel futuro.
- L’Uganda è un ottimo compromesso fra le due soluzioni. Il permesso costa molto di meno rispetto all’Uganda, e ha un’offerta decisamente variegata con tantissimi tour che si possono fare. A livello di sicurezza l’Uganda è considerato un Paese sicuro, ma negli ultimi mesi (2023) viene sconsigliato di avvicinarsi troppo al confine con il Congo, per due attentati che sono accaduti in quelle zone.
Momento verità: Credo davvero che un blog di viaggio debba essere autentico, e per questo ho deciso di raccontare anche questa parte: io in Uganda non mi sono mai sentita in difficoltà o in pericolo, e abbiamo incontrato davvero tanti turisti che hanno fatto il gorilla trekking, passando sulle nostre stesse strade. A novembre 2023 però, proprio qualche settimana dopo il nostro viaggio, un veicolo da turismo con a bordo una coppia in viaggio di nozze è stato assalito dai terroristi al confine con il Congo.
È una cosa comune? Assolutamente no.
Il governo ha preso serissimi provvedimenti e il caso ha sconvolto tutto il Paese, parlando con le nostre guide in Uganda, ad esempio, erano tutte senza parole. Non è successo nella strada per fare il gorilla trekking ma in un altro parco nazionale molto importante, forse però in una sua zona remota. Bisogna sempre ricordarsi che in viaggio tutto può accadere, ed è sempre meglio mantenere gli occhi aperti, nella speranza che questo rimanga solo un caso isolato. Con questo non voglio spaventare nessuno perché quando si viaggia i rischi ci sono, e perché io stessa tornerei domani in Uganda, un Paese straordinario, ma voglio solo far conoscere gli avvenimenti di una destinazione, e partire più informati con una visione a 360 gradi dell’attualità di dove si viaggia.
Quando andare in Uganda?
Considerando che i gorilla si trovano all’interno di una foresta impenetrabile, e a circa 2500-3000 metri d’altitudine, il clima che troverete sarà per la maggior parte dell’anno sub-tropicale; di conseguenza è possibile che ci siano piogge per una parte della giornata in buona parte dell’anno. La buona notizia è che i gorilla non vanno in letargo e non si nascondono con la pioggia. Quindi a prescindere dal tempo che troverete, li vedrete in ogni caso! Detto ciò, il periodo migliore è comunque quello che corrisponde al nostro inverno (dicembre – marzo), perché le strade per arrivare al parco saranno secche e in migliori condizioni, e correrete meno il rischio di impantanarvi. Sconsiglierei in linea di massima giugno e luglio, perché sia in Uganda che negli altri Paesi dell’East Africa questo periodo corrisponde con quello delle lunghe piogge, dove farà freddo e specialmente se volete aggiungere giorni di mare, ad esempio, in Kenya o Tanzania, rimarrete probabilmente delusi dalla pioggia.
Quanto costa il gorilla trekking?
Via il dente via il dolore: è un viaggio caro, non c’è niente da fare. Quello che lo rende caro è il costo del permesso per vedere i gorilla, al momento in cui scrivo l’articolo, in Uganda il costo è di 700 Euro a persona, mentre in Rwanda di 1500 Euro. Il permesso costa così tanto perché solo pochi visitatori sono ammessi nel parco al giorno, e per poter sovvenzionare gli studi di ricerca e le popolazioni locali che vivono grazie al parco, il prezzo è molto alto. In linea di massima, il costo per fare tre giorni di viaggio per il gorilla trek in Uganda parte da un minimo di 1400 euro a persona se si viaggia almeno in 2/3 con una buona agenzia. Se si vogliono aggiungere giorni di viaggio e altri safari (Queen Elizabeth National Park, oppure arrivare sul fiume Nilo), io vi consiglierei di tenere da parte almeno 2000 euro per un viaggio completo di 8 giorni. Questo prezzo può andare a salire in base agli alloggi, macchine usate, quante persone sono nel vostro gruppo e così via.
Il gorilla trekking è sicuro?
Una volta che arriverete al parco, vi verrà fatta un’introduzione su come si svolgerà la giornata, e sulle norme di sicurezza. Vi verrà spiegato cosa fare e cosa non fare quando vi troverete con i gorilla (no movimenti bruschi, no parlare ad alta voce, no mangiare e così via). Insieme a voi, e per tutta la durata del viaggio, ci saranno i ranger esperti e armati (con fucili cono anestetico o a salvie). Lo scopo dei fucili non è in alcun modo quello di attaccare i primati, ma solo di proteggervi se dovessero esserci sul tragitto elefanti selvatici o altri animali (per spaventarli, non per fargli del male). La presenza dei ranger è davvero importante perché grazie a loro saprete sempre cosa fare e vi sapranno guidare benissimo attraverso la foresta. Durante la nostra escursione ci è capitato di incontrare gli elefanti, e proprio grazie ai ranger non ci siamo sentiti in pericolo perché, avendoli visti a distanza, hanno saputo indicarci una strada alternativa, senza che li disturbassimo. I gorilla di per sé sono tranquilli, e le famiglie che si vanno ad incontrare sono abituate alla presenza dell’uomo. Per questi motivi mi sento di dire che il trekking è davvero sicuro.
Il gorilla trekking è etico?
La risposta breve è si. Quella più lunga è che c’è un rovescio della medaglia su cui ancora non sono arrivata ad una conclusione.
Il trekking è etico per i seguenti motivi:
- È svolto in natura, gli animali sono liberi e possono nascondersi se vogliono, non nel loro habitat ed è quello che davvero rende speciale questa escursione!
- Non c’è nessun contatto con gli umani: noi dobbiamo rispettare le regole di distanza, di stare in silenzio, non si può in nessun modo dar da mangiare o accarezzare i gorilla; quindi, da questo punto di vista è assolutamente etico!
- I soldi del permesso vengono utilizzati per migliorare sia la ricerca su questa specie (che ricordiamo era in via di estinzione, e ora grazie agli sforzi di conservazione vanta quasi 1000 esemplari), sia per mantenere le comunità che si sviluppano intorno al parco nazionale.
Proprio quest’ultimo punto è quello su cui vorrei fare una riflessione più profonda: ii parco della foresta impenetrabile di Bwindi è stato creato nel 1992 proprio per preservare i gorilla. Tuttavia, per il rovescio della medaglia, la popolazione di cacciatori-raccoglitori dei Batwa (in Occidente storicamente noti come pigmei) è stata obbligata ad abbandonare la foresta, la loro casa da centinaia di anni – se non un millennio. I Batwa sono stati “ricollotati” a forza in zone limitrofe al parco, ma si sono dovuti adattare ad uno stile di vita completamente diverso in un nuovo habitat: hanno perso le loro grotte per le partorienti, la loro alimentazione è cambiata, e si sono dovuti rapportare ad uno stile di vita completamente nuovo. I Batwa vengono comunque sovvenzionati dal costo del permesso, e molti sono coinvolti nelle attività per i turisti del parco, in questo modo si crea un buon equilibrio. Ciononostante, tra i vari problemi (accesso limitato all’istruzione, far sentire un popolo apolide etc), c’è un tasso di alcolismo abbastanza accentuato tra la popolazione (e in questo non riesco a non vedere un parallelismo con gli aborigeni australiani), e continuo a chiedermi con quale criterio si sia scelto di supportare una comunità (i gorilla) a discapito dell’altra (i Batwa).
È adatto a tutti?
Mi piacerebbe dire di si! Ma la realtà è che questo trekking è abilista, e di conseguenza non lo trovo adatto a chi ha disfunzionalità motorie. Mentre altri safari si possono assolutamente fare anche con la carrozzina o una gamba rotta, in questa esperienza si cammina tanto in zone di foresta fitte che devono essere aperte con il machete alle volte, e anche se si noleggiano dei portantini è comunque complicato muoversi. Se hai una ridotta capacità motoria e vorresti comunque provare a fare il trekking, CLICCA QUI! Ci metteremo in contatto con le guide per capire la fattibilità del viaggio! Per tutti gli altri invece, è un trekking impegnativo ma fattibile: bisogna arrivarci pronti. La camminata può durare dai 30 minuti (la nostra – mi stavo quasi mettendo a ridere quando abbiamo subito trovato i gorilla) fino anche alle 7 ore circa tra andata e ritorno. II percorso è faticoso ma non in salita, quindi la vera difficoltà è quella di scansare fiori, piante, rocce e non inciampare sulla radici. Il dislivello del trekking non è molto perché si cerca di costeggiare la montagna senza scalarla, ma parliamo pur sempre di una bella camminata a circa 2000 metri di quota. Consiglio: allenate il fiato e la resistenza (corsa, bicicletta, nuoto, cardio) prima di partire, una maggiore capacità respiratoria vi aiuterà davvero tanto a godervi al meglio questa esperienza!
In ogni caso, al punto di partenza potrete chiedere il supporto di un aiutante, che potrà portarvi lo zaino o aiutarvi qualora foste in difficoltà. In generale comunque non preoccupatevi, nessuno viene lasciato indietro e il ritmo è abbastanza calmo!
Non ci sono limiti di età per questa esperienza, ma se portate bambini considerate che devono essere in grado di camminare anche a lungo (o voi capaci di portarli in spalla), di far silenzio assoluto nella foresta e di non aver problemi per l’altitudine. In poche parole, credo ci siano safari più adatti e molto più divertenti per tutta la famiglia.
Ma i gorilla li vedrò sicuramente?
In natura non si può mai garantire un incontro con gli animali selvaggi, e chi lo fa vi sta mentendo. In ogni caso, avete davvero possibilità altissime di vederli. I tracker vanno in avanscoperta all’alba per individuare le famiglie e comunicare ai ranger dove condurvi, li studiano da anni conoscendone i movimenti e conoscendo molto bene la foresta che abitano. Per questo motivo mi sento di dirvi che avete almeno un 98% di possibilità di incontrarli durante l’arco della giornata, anche se il trekking potrà essere più faticoso!
A chi rivolgersi?
Mentre molti viaggi si possono fare in autonomia, per un viaggio in Uganda che includa dei safari o il gorilla trekking vi consiglio assolutamente di rivolgervi ad un’agenzia.
Il primo motivo è che i permessi per i gorilla sono pochi, e quindi difficili da comparare online, mentre le agenzie di viaggio hanno gli spot riservati per tempo e possono accedere più facilmente ai permessi.
Il secondo motivo invece è che andare con una guida e autista autorizzati è molto più sicuro. Le strade sono molto difficili da percorrere, spesso dissestate, nella zona del confine non sono sicure, e gli autisti sanno dove passare e quali zone evitare, e cosa dire nei posti di blocco stradali.
Bisogna ovviamente sapere a chi rivolgersi: le agenzie con cui collaboro io sono tutte riconosciute dal ministero del turismo dell’Uganda e le ho testate sul posto, potete chiedermi senza impegno un preventivo per il vostro viaggio CLICCANDO QUI.
Ma se deciderete di cercarne una per conto vostro vi consiglio di fare queste verifiche:
- Controllare le recensioni su tripadvisor
- Contattare alcune persone che hanno lasciato le recensioni tramite la chat di tripadvisor per chiedere un parere più obiettivo su come sia andata la loro esperienza
- Chiedere all’agenzia una copia della loro business license ufficiale
- Chiedere se sono accreditati presso organi del turismo internazionale e quali
Cosa mettere in valigia per il gorilla trekking?
Ed eccoci arrivati al finale di questa guida! Prima di lasciarvi andare, vi metto una lista utile di cosa portarsi in valigia per questo trekking, usatela come checklist!
- Mascherina (è obbligatoria per non passare nostre malattie ai gorilla, con cui condividiamo ben il 98% del nostro DNA!)
- Scarpe da trekking fino alle caviglie
- Calzini grossi e lunghi da mettere sopra i pantaloni (per evitare che le formiche salgano dalla caviglia e vi morsichino)
- Un Kway per ripararvi in caso di pioggia
- Crema solare (se c’è il sole a questa altitudini rischiate di bruciarvi facilmente)
- Pantaloni tra trekking lunghi e impermeabili
- Maglietta a mezze maniche o ancora meglio maglietta tecnica traspirante a maniche lunghe (si trovano facilmente su Decathlon o Vinted)
- Se volete, guanti da giardinaggio, per proteggervi dai rami e aggrapparvi meglio se necessario
- Un cappello pratico (come quelli da pescatore o da safari che hanno un laccio sotto per non perderlo) che può essere utile per non graffiarvi la testa mentre passate tra i rami bassi
- Almeno 2 litri di acqua
- Barrette energetiche
- Cerotti
- Antistaminico
- Antizanzare
Cosa non è necessario:
- All’ingresso vi verranno dati dei bastoni di legno per aiutarvi nella camminata; quindi, non è necessario portare le stecche tra trekking da casa.
Spero che questa guida vi sia stata utile, e vi auguro buon viaggio!
Ciao! Sono Alessia: adoro raccontare viaggi, ho vissuto in quattro continenti e sono una travel designer specializzata nell’organizzazione di viaggi sostenibili ed esperienze autentiche. Se cerchi aiuto per organizzare il tuo prossimo viaggio scrivimi per una consulenza gratuita!
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